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Palazzi Lovatelli. Ravenna pontificia.

Palazzi Lovatelli nel centro di Ravenna. Albergo vicino a Palazzi Lovatelli.


Foto:1) facciata Palazzo Lovatelli, via Mazzini, 2)facciata altro Palazzo Lovatelli, via Mazzini, 3)stemma dei Lovatelli, 4)oratorio di San Carlino

 

Si fronteggiano in questo tratto di via Mazzini i palazzi Lovatelli, già appartenenti a due distinti rami di quella che, per vetustà, ricchezza e prestigio, fu tra le principali famiglie della nobiltà ravennate tra Cinque e Ottocento.


Due edifici dalla facciata disadorna, caratteristica, con poche eccezioni, delle dimore del patriziato locale. L' aspetto esterno austero, arcigno, arroccato contrastava con interni ricchi e sontuosi, spesso ristrutturati nel Settecento, come nel caso dei due palazzi Lovatelli, ornati in quel secolo di scalone monumentale, fregi e affreschi.

I Lovatelli, anticamente Colombi, da cui il colombo nel blasone di famiglia, risultano a Ravenna sin dall' XI secolo e furono insigniti del titolo comitale nel XVI.


Da sempre presenti in Consiglio generale, il principale organo delle magistrature cittadine, che tra l'altro assegnava gli incarichi in tutti gli uffici pubblici, parteciparono alla spartizione del potere insieme alle altre famiglie dell' aristocrazia.


Una dozzina di queste, tra cui i Lovatelli, grazie al preponderante controllo della proprietà terriera, riuscì dal Cinquecento a rafforzare i propri privilegi, stabilendo la prassi della successione ereditaria in Consiglio e rafforzando la propria supremazia economica mediante il controllo degli uffici più lucrosi e la gestione degli appalti della riscossione di dazi e gabelle.


Questa oligarchia terriera e il clero regolare costituirono i due gruppi di potere che dominarono la città durante l' età pontificia e sui quali la Santa Sede fece sempre affidamento per mantenere il proprio controllo sulla realtà locale.


La prosperità dei Lovatelli, imparentati ai Dal Corno nel XVIII secolo, trapelava, insieme all' imponenza dei loro palazzi, anche da altri elementi del tessuto urbano, come le cappelle gentilizie presenti in diverse chiese.


La famiglia inoltre manteneva il grazioso oratorio di San Carlino (in via Dente), ricostruito attorno al 1760 dal ravennate Domenico Barbiani, autore anche dei dipinti della cupola. La chiesetta trae nome da una confraternita che vi aveva sede e che era stata patrocinata da San Carlo Borromeo.


Un'immagine del santo si trova dietro all' altare.

Alla chiesa i Lovatelli destinavano la rendita di un podere, sito presso Piangipane, pervenuto in dote dai Dal Corno, e che si trova dipinto all'interno con una realistica veduta a volo d'uccello.


Sotto il controllo dei Lovatelli era anche il grande mulino di città, nel borgo San Rocco: il Comune l'aveva concesso in enfiteusi nel 1796 alla società Lovatelli e Fabri, che in tal modo aveva ottenuto il monopolio della produzione di farine.


Prof. Gianni Morelli, Anna Missiroli

 



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