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Casa del Mutilato a Ravenna

L' arte del ‘900 nei mosaici del salone della Casa del Mutilato. Hotel vicino alla Casa del Mutilato in Ravenna centro.

 

Foto: 1)La Casa del Mutilato, 2)Particolare dell'edificio, 3)La Sala dei Mosaici, 4)Particolare dei Mosaici

 

In uno stringato appunto del 13 marzo 1939 l’ architetto progettista Matteo Focaccia riassume il canone costruttivo della nuova Casa del Mutilato di Ravenna.



“Di linee semplici ed austere e con prevalenza di larghe masse di muratura fatta con mattoni ravennati, ingentilita da sobrie demarcazioni in marmo, il nuovo edificio  vuole esprimere potenza, ordine e disciplina.

E mentre per carattere costruttivo rinnova le antiche tradizioni dell’arte muraria, si uniforma all’ordine nuovo creato dallo spirito dell’ era Mussoliniana”.



Nel 1940-41, a lavori non ancora ultimati,  toccherà  agli artisti assolvere al  compito storico dell’ arte, di fissare nel nuovo palazzo i ricordi che devono sopravvivere.



Sotto l’ombra gigantesca di Mario Sironi ( ma anche di Campigli, Carrà e Funi) si “scoprono” i mosaici pompeiani e quelli ravennati e Gino Severini, grande patrono anch’egli di questa arte, ha modo di commentare: “Quando vidi per la prima volta i mosaici ravennati, mi apparve subito l’analogia negli intenti e nei mezzi fra l’arte di quegli antichi artigiani e quella cosiddetta moderna, che comincia con gli Impressionisti.



Così certe deformazioni matissiane, per esempio , rammentano le figure di certi Messali dell’ epoca carolingia e merovingia; certe figure di Cézanne e di Van Gogh rammentano il ritratto di Massimiano od altri mosaici di Ravenna e più tardi cubismo e futurismo rammenteranno, sempre negli intenti e nei mezzi, l’ epoca bizantina”.


Nascono così, nella capitale storica del mosaico italiano, a Ravenna, le straordinarie decorazioni della Casa del Mutilato.



Il ciclo musivo, nel rispetto di un motivo caro all’ ideologia fascista e in consonanza con l’edificio che lo ospita, intende rendere omaggio allo spirito guerriero della razza italica, fatto risalire ai tempi eroici della Roma antica e oggi tornato a presunto splendore nel corso delle grandi guerre del primo ‘900.


La concomitanza cronologica con un nuovo conflitto, la Seconda Guerra Mondiale, doveva rendere particolarmente attuale e in qualche modo bene augurante il riferimento alle virtù guerriere degli italiani.



Al legame spirituale fra presente fascista e passato romano s’ispira il pannello del Giulio Cesare a cavallo (realizzato su cartone del pittore Anton Giuseppe Santagata)  in cui la somiglianza anche fisica tra Cesare e Mussolini risulta evidente, in allusione analogica  alle capacità militari dei due personaggi.



I tre pannelli delle Guerre (realizzati su cartoni di Giovanni Majoli) manifestano un carattere più vicino al modernismo monumentale di Sironi, di Severini e di tutto quell’ambito di artistimurali” che parteciparono al programma di decorazioni pubbliche voluto dal regime, attraverso figurazioni “realiste e nazionali”, comunque memori del geometrismo cubista e futurista.



Assai suggestivo, anche per il valore simbolico e “reliquiario” della scelta, l’utilizzo di ciottoli provenienti dalle rive del Piave per il pannello della Prima Guerra Mondiale, capaci di conferire anche la giusta “freddezza” tonale alla intensità della scena.


Il pannello della Guerra d’Africa basa la composizione su una dinamica soluzione a vortice,  che evoca le spazialità multiple del futurismo e volutamente si pone in contrasto col pannello della Guerra di Spagna, di una marcata staticità dell’azione, concentrata sul soccorso alla popolazione spagnola che gli italiani, “fratelli latini”, avrebbero dato nella circostanza.


Nel complesso si tratta di opere di assai notevole interesse, meritevoli di un adeguato ricordo nella storia del mosaico italiano durante l’intensissima produzione dell’ epoca fascista.


Prof. Gianni Morelli



Si veda Piazza Kennedy.
si veda: mosaico moderno
si veda: Ravenna nel '900


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